mercoledì 8 ottobre 2014

I miti greci e l'occultamento televisivo.

Abbiamo già parlato di Parmenide e Zenone, dei loro teoremi e di quanto ancora oggi le loro teorie impegnino la mente di moltissimi matematici e filosofi. In fondo si sa, facevamo parte della Magna Grecia, culla di tutto il pensiero occidentale, ma la filosofia è sempre più malvista da governanti e intellettualoidi di malaffare poiché fornisce strumenti di riflessione e di insurrezione alle masse per tanto meno se ne parla meglio è. Non a caso la filosofia e la letteratura sono sempre più discriminate anche all'interno delle scuole.
Non è stato sempre così e ce lo prova Luciano De Crescenzo. Anni fa s'era percepito e intravisto non solo la bellezza e l'importanza dei miti greci ma anche il lato comico e istruttivo che queste storie erano capaci di trasmettere al punto che la Rai affidò al noto personaggio partenopeo il compito di spiegarle ai più egli, risalendo alle antichissime origini, spiegandone comicamente l'importanza riesce a nobilitare alcune figure campane eccessivamente stigmatizzate e stereotipate come, ad esempio, lo scugnizzo.
La trasmissione I grandi miti greci inoltre fu anche un modo per pubblicizzare la Campania poiché spesso il signor De Crescenzo narra tali storie nell'esatto luogo in cui già nel passato venivano collocate riscattando, come è sempre stato suo uso fare, una terra che in quegli anni cominciava ad essere brutalmente calpestata.
Vi lascio ad una delle sue dolci narrazioni e vi ricordo come egli rispose ad uno dei primi sproloqui di Umberto Boss circa la Padania, la secessione e terroni: “quando voi vivevate sugli alberi, noi eravamo già froci”. In nome di un occultamento mediatico - culturale disarmante. 



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