Torniamo a parlare di cemento ma questa volta in termini piuttosto
insoliti: cemento fantasma. Non è un ossimoro ma realtà. Moltissime sono le
costruzioni - spettro, quelle che non finiscono mai e che rimangono in stato di
abbandono durante la fase di costruzione fino a sembrare vere e proprie città
fantasma. Come è già stato detto precedentemente, in Campania sono numerose non
solo le città - spettro come quelle dell’omonimo articolo su Baronissi del 19
Maggio ma esistono anche numerosi palazzi fantasma ovvero scheletri di edifici,
di qualsiasi forma e grandezza, che appesantiscono e imbruttiscono il paesaggio
infinitamente.
Sono presenti in tutta la regione, dal comune più grande al più
piccolo, lungo le autostrade o le strade di periferia. Spesso, sono difficili
da fotografare perché non ci sono posti in cui portesi fermare con l’automobile
oppure sono difficilmente raggiungibili a piedi. Alcuni complessi sembrano
quasi ultimati altri sono un vero e proprio scheletro di ferro arrugginito e,
ovviamente, cemento.
In alcuni casi i palazzi in fase di costruzione vengono venduti prima
di essere ultimati, altri hanno già un fine prestabilito ad esempio case di
riposo per anziani, hotel eppure questi edifici infiniti sono soliti
abbandonare misteriosamente il loro fine ultimo per diventare veri e propri parassiti
del paesaggio. Hanno vita lunga, lunghissima, molti abusano del nostro suolo da
più di dieci anni ma gli amministratori, invece di prendere seri ed adeguati
provvedimenti per demolirli, preferiscono abbandonarli agli agenti atmosferici
e al deterioramento graduale. Inoltre, piuttosto che utilizzare fondi per
abbattere questi scheletri di cemento e riqualificare la zona in cui si trovano,
si preferisce porre l’attenzione su nuovi progetti di costruzione ambigui poiché non si sa mai se verranno portati a
termine oppure no.
Nella migliore delle ipotesi, cioè l’ultimazione dei nuovi progetti di
costruzione, avremmo come risultato il raddoppiamento dei complessi edilizi in
un periodo di crisi e di forte emigrazione per cui non sarebbe sicuro che
questi locali vengano venduti e/o tenuti in condizioni adeguate, nel peggiore
dei casi, invece, avremmo solo imbruttito il nostro territorio ma, in entrambi
i casi, avremmo appesantito il suolo dimenticandoci che la natura ha
un’incredibile potenza. Frane e allagamenti sarebbero una normale, ovvia,
conseguenza della costruzione selvaggia. Bisognerebbe evitare l’edificazione di
nuovi complessi laddove ce ne sono molti altri da demolire, sarebbe necessario
bilanciare intelligentemente il piano regolatore creando un’adeguata
proporzione tra natura e cemento prima che esso diventi quello che in parte è
già da considerare un piano sregolatore, portatore di pericolosi rischi
ambientali.
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