Discutere di industrie tessili nel nostro territorio è ormai un compito che appartiene agli studiosi di archeologia industriale piuttosto che agli stessi imprenditori svizzeri che un tempo fecero del salernitano un polo tessile di rilevante importanza, apportando non pochi cambiamenti al tessuto sociale ed economico delle nostre comunità. Chiedersi oggi come sia stato possibile realizzare degli insediamenti produttivi senza l’intervento diretto dello Stato, in una zona dell’Italia meridionale, è alquanto provocatorio se si pensa che il declino delle nostre industrie è una scelta di carattere prettamente politico. Mentre oggi i nostri giovani continuano ad emigrare per la ricerca di un lavoro , stupisce sapere che nel sud prima del 1861 l’emigrazione era sconosciuta, esisteva piuttosto un’immigrazione. Il caso degli svizzeri ne è la prova lampante. Molti cominciarono ad arrivare nel Regno di Napoli nella prima metà del XIX secolo attratti dalle condizioni favorevoli e dall’appoggio del governo napoletano dell’epoca. Dall’attività degli svizzeri nacque un polo tessile così forte da reggere persino al mutamento delle condizioni geopolitiche nonché all’espansione del sistema doganale piemontese che generò il caos nell’industria meridionale. Quello che resta oggi di quell’esperienza produttiva sono le abitazioni di quegli industriali. Abitazioni che si notano subito per il loro stile architettonico, di sicuro non confacente a quello degli scatoloni di cemento che abbruttiscono le nostre città.
Alfonso Pergolesi
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